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Disturbi alimentari

Il legame tra emozioni e cibo

  • Dott.ssa Maria Pia Santucci

E’ piuttosto frequente l’abitudine di ricorrere al cibo per alleviare uno stato di frustrazione o superare un momento di tristezza ma succede che ai problemi precedenti se ne aggiungano altri: abitudini alimentari irregolari che possono nuocere alla salute.

Il legame tra emozioni e cibo

La fame emotiva interferisce spesso con un programma di dimagrimento in quanto il cibo viene usato come mezzo per reagire a quelle emozioni negative che non riusciamo a tollerare.

In questo modo ci si focalizza sulle immediate conseguenze piacevoli dovute all’assunzione di un cibo particolarmente gustoso e che in qualche modo, seppure per un breve periodo di tempo, riesce a placare l’ansia.

Non si tiene conto purtroppo delle conseguenze a lungo termine rappresentate da un forte senso di colpa per aver mangiato troppo o di vergogna per non essere stati in grado si superare un momento di disagio senza ricorrere al cibo, che finisce per supplire, ad esempio, al bisogno di compagnia, di calore, di rassicurazione, di conforto o altro.

Queste modalità erronee di affrontare le emozioni negative non eliminano le cause che stanno all’origine dei vari problemi emotivi.

E’ importante identificare il proprio modello di alimentazione per poter correggere quei comportamenti disfunzionali messi in atto per superare uno stato di malessere psicologico e che ci allontanano da una corretta alimentazione.

Potremmo annotare su un quaderno ciò che si è soliti mangiare in reazione a determinate emozioni, per capire in quali particolari situazioni scatta la fame emotiva ed utilizzare poi strategie in grado di modificare i conseguenti comportamenti inadeguati.

Facciamo un esempio: se nei giorni successivi il pensiero di dover affrontare un esame universitario mi suscita ansia, potrei lasciarmi trascinare dall’impulso di mangiare un’intera scatola di cioccolatini per uscire da tale stato.

Dopo una settimana circa di annotazioni potrò fare chiarezza, tenendo conto della situazione, dell’ora e del luogo, su quali circostanze fanno scattare in me il desiderio di far ricorso al cibo in modo compulsivo e irregolare.

Una dieta ferrea, cioè fortemente ipocalorica e attuata in modo rigido, che porta ad escludere qualsiasi cibo gradevole non fa altro che aumentare uno stato di frustrazione alimentato dalla convinzione che se prima non si raggiunge un certo obiettivo, in questo caso la perdita di peso, non si è meritevoli di momenti che possano gratificarci.

Sarebbe opportuno invece essere più tolleranti e rassicuranti nei confronti di noi stessi sviluppando un atteggiamento di autonutrimento, caratterizzato dalla capacità di trarre piacere dai momenti positivi e di essere in grado di superare quelli negativi.

La mancanza di sensazioni piacevoli che potrebbero derivare dalle attività quotidiane e dai rapporti con gli altri, crea inevitabilmente alcuni vuoti che tendiamo a riempire con il cibo, escludendo la possibilità di ricorrere a modalità di gratificazione che possano divenire delle sane abitudini: coltivare qualche hobby che ci appassiona, cambiare qualcosa nell’arredamento della nostra casa, svolgere un’attività sportiva per divertimento, ascoltare musica o prenderci cura dei fiori e altro ancora.

Potremmo fare una lista di tutte quelle attività che ci piacerebbe svolgere e sceglierne alcune, dando la priorità a quelle che maggiormente sono in grado di gratificarci, non ricorrendo a giustificazioni quali mancanza di tempo o di denaro per poterle intraprendere.

Dott.ssa Maria Pia Santucci
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo comportamentale


Dott.ssa Maria Pia Santucci Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo comportamentale
Pisa

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Iscritta all’all’Ordine degli Psicologi della Toscana col n.2200
Laurea in Psicologia (indirizzo applicativo) conseguita presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
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